Pontedell’Olio - Itinerari in Val Nure (parte prima)
        
          tappa interessante della val Nure
         
				
				
            					
Radici riposte nell’anno Mille e patria di nobili famiglie nel Medioevo. 
Siamo a Pontedell’Olio, borgo della Val Nure. Il suo nome si ritrova 
già in documenti risalenti al IX secolo, mentre nel 1100 si parlava del 
percorso dei pellegrini provenienti dal nord europa e diretti in Spagna,
 che attraversavano la Val Nure e transitavano per questo piccolo borgo,
 allora chiamato Ponte Albarola.
Le sue fattezze antiche hanno del 
leggendario: vi sorgeva solo un piccolo luogo di culto dedicato a San 
Giacomo e un annesso ospedale gestito dai frati, che offrivano cure e 
ristoro ai viandanti.
Tutta quest’area era scarsamente popolata e i 
suoi abitanti erano investiti del compito di provvedere al mantenimento 
delle cosiddette “pedancole”, le passerelle sul torrente Nure, per il 
cui attraversamento i forestieri erano tenuti a pagare un tributo.
Il
 suo nome attuale richiama invece il 1200, quando il borgo era famoso 
per essere la meta dei commercianti di olio provenienti dalla Liguria. 
Arrivavano qui carovane di muli con il loro carico di olio di oliva, che
 veniva stivato in appositi magazzini. L’intensificarsi di questa 
attività diede luogo ad una ridenominazione della località, da Ponte 
Albarola all’odierno Pontedell’Olio. 
Successivamente, in epoca 
medievale, tutta l’area era molto conosciuta per il vicino Castello 
della Riva, in principio appartenente alla nobile stirpe degli 
Anguissola, in seguito passato alla famiglia Farnese nella metà del 
quattordicesimo secolo.
Il famoso ponte risale invece a tre secoli 
più tardi quando, per l’intensificarsi del commercio, si rese necessario
 provvedere alla realizzazione di una struttura in pietra che servisse 
al passaggio.
Tutta la storia del borgo si intreccia strettamente con la storia della Val Nure, di cui Pontedell’Olio è principale testimone.
Da visitare a Pontedell'Olio
All’interno
 del borgo, sono degne di nota due  luoghi di culto: il primo è la 
Chiesa Parrocchiale di San Giacomo Maggiore, edificata nel 1272. Questa 
data resta impressa nella piccola lapide di pietra collocata sul muro 
della casa del catechismo, nella facciata rivolta verso il sagrato.
E’
 questa la prima chiesa che si incontra attraversato il ponte per chi 
viene da Piacenza. 
La sua facciata, preceduta da un piccolo sagrato di 
ciottoli,  è bassa e segue le linee delle tre navate interne. 
Su di essa
 vi sono ancora le tracce dei due dipinti eseguiti nel 1500 e 
raffiguranti San Giacomo e San Rocco. La vicina torre campanaria è 
imponente rispetto alla chiesa ed è di costruzione ben più recente, 
poichè risale al 1707 e sostituisce una precedente torre, abbattuta e 
sostituita perchè pericolante. 
L’interno, che avvolge nei suoi colori 
caldi, è a tre navate; appena oltrepassata la soglia, nella navata di 
destra, ci si imbatte nel confessionale, che ha il suo corrispettivo 
nella navata di sinistra, entrambi costruiti verso la fine del 
diciottesimo secolo da alcuni artigiani locali.
Continuando lungo la 
navata, si ammirano tre cappelle, dedicate rispettivamente a San Corrado
 Confalonieri, a San Giuseppe e Sant’Antonio Abate e alla Madonna.
Nella
 navata di sinistra le corrispondenti cappelle sono invece dedicate a 
San Pellegrino, Sant’Antonio da Padova e l’ultima è invece detta “della 
Madonna delle Grazie”, dalla statuina in legno dipinto, raffigurante la 
Vergine seduta con il bambino posta nella nicchia sovrastante il quadro.
 
Questa piccola statua è uno dei più preziosi pezzi presenti nella 
chiesa. Essa veniva già nominata nel 1500 in occasione di una visita 
pastorale, ma è probabilmente più antica ed era quindi già presente 
nella chiesa da ben prima. Spostandosi nelle navata centrale si può 
osservare, a sinistra, il bellissimo pulpito in legno, accorpato ad un 
pilastro e, di fronte, l’altare maggiore, costruito nel 1780 in legno 
scolpito e argentato. 
Sopra all’altare, il baldacchino pensile, 
risalente anch’esso al diciottesimo secolo e, nella sagrestia, un grande
 mobile in noce. Infine vale la pena di ricordare la Cappella del 
Rosario, in fondo alla navata di destra, per la presenza di un’altra 
statua della Madonna con il Bambino in braccio, già esistente qui alla 
fine del sedicesimo secolo. 
Interessante è anche il dato storico che fa 
riferimento a ciò che giace al di sotto del pavimento della chiesa e che
 racconta che nel Settecento i luoghi adibiti alla sepoltura erano otto:
 uno riservato ai sacerdoti nella Cappella del Rosario, altri nella 
navata centrale dedicati a famiglie prestigiose e per tutti gli altri 
rimanevano le navate laterali. 
Alla fine del diciottesimo secolo ebbe 
luogo una risistemazione che ne ridusse il numero a quattro: oltre al 
solito per i sacerdoti, ne rimasero altri tre, uno per i bambini, uno 
per gli uomini e uno per le donne. 
Il secondo luogo di culto degno di 
nota è la Chiesa di San Rocco. La facciata più stretta, posta su tre 
livelli, fu ricostruita all’inizio del XIX secolo.
Di 
bella fattura è il coro in legno, costruito per mano dell’artigiano 
locale Lorenzo Barbieri alla fine del 1700. 
Il fiore all’occhiello del 
borgo, almeno per il livello di notorietà, è il Castello di Riva, una 
piccola frazione che dista circa 2 km dal centro di Pontedell’Olio. 
Il 
nome della località si trova già nel 1199 mentre il castello fu 
costruito nel 1277. Dalla famiglia Anguissola venne poi venduto, nel 
1567,  al duca Ottavio Farnese, che ne fece la sua dimora di 
villeggiatura. Interamente costruito in sassi del Nure, ha una base, a 
forma di triangolo isoscele, lambita dal fiume ed è parzialmente 
circondato dal fossato. Il mastio è quadrato e sormontato da merletti a 
coda di rondine; le mura merlate sono sovrastate dal cammino di ronda e 
l’ingresso è protetto dal ponte levatoio. 
Il territorio 
comunale di Pontedell’Olio racchiude in sè numerosi altri luoghi di 
importanza paesaggistica e turistica, come Castione, Montesanto e 
Carmiano.
Tutta la zona è inoltre interessata da un’intensa e 
qualificata attività agrituristica. 
Numerosi sono infatti i locali che 
offrono alloggio e ristorazione proponendo prevalentemente prodotti 
tipici locali di propria produzione. 
Roberto Rossi / Laura Civardi